L’incontro con l’artista Giacomo Fossati, detto il ‘Min, avviene per caso durante una gita di San Valentino al paese di Boscomare, nel primo entroterra ligure, in provincia di Imperia.
Profondo conoscitore di strumenti, tecniche e materiali, Giacomo Fossati coniuga le sue vaste conoscenze pratiche in ambito elettrico, idraulico, edilizio e del restauro con il gusto per il bello e con la capacità di esprimersi ad alto livello artistico attraverso stili e materiali diversi.
Terra Accesa è lieta di presentare l’intervista che segue, gentilmente concessa dall’artista nella sua stessa abitazione.
Quando è nata la tua passione per l’arte?
L’arte in ogni sua forma mi ha sempre attirato ed incuriosito.
Da ragazzo dipingevo; inoltre ho sempre personalizzato le mie case lavorandovi in prima persona. Ne costruisco anche i mobili e dipingo porte e pareti.
Mia moglie ha anche lei una grande sensibilità e capacità artistica e spesso mi dà idee e mi aiuta. Fra l’altro è una bravissima pittrice.
Prima, a causa del lavoro, non avevo sufficientemente tempo per dedicarmi all’arte vera e propria.
Poi, con la pensione, circa dieci anni fa ho finalmente potuto allestire il mio laboratorio e intraprendere questa bellissima avventura.
In cosa consistevano le tue prime creazioni?
Ho iniziato lavorando il legno. Ricordo che avevo un ceppo di legno e ne ho ricavato un cavallino: da questo è partito tutto, direi.
Dove e come hai appreso le competenze tecniche che impieghi per creare le tue opere?
Penso che la spinta verso le attività manuali sia naturalmente dentro di me.
In ogni caso aver frequentato il Nautico mi ha permesso di avere quelle basi che ho successivamente sviluppato con gli anni navigando sulle navi e in seguito nell’officina della ditta Agnesi. Qui ho avuto modo di seguire il lavoro di pittori, elettricisti, muratori… avevo continui contatti con loro, ero curioso e osservavo ogni cosa e così apprendevo.
C’è qualche maestro e artista che ti ha influenzato positivamente? Oppure sei soprattutto un autodidatta?
Amo molto l’opera di Botero ma non ho mai ricevuto un insegnamento “ufficiale”.
Come dicevo, ho una grande memoria fotografica, sono un curioso, un osservatore.
E poi sì, sono in gran parte un autodidatta. Non smetto mai di sperimentare. Faccio tante prove finché le cose alla fine mi riescono facilmente. E ho sempre voglia di provare nuove tecniche e materiali.
A proposito… con quali materiali lavori e quali tecniche usi?
Utilizzo sempre materiali di recupero.
Legno di tutti i tipi, innanzitutto, e più è duro e meglio è, perché regge bene i colpi di scalpello. L’abete, ad esempio, mi piace meno perché si scheggia e si sfila.
Quando lavoro di solito parto con un progetto preciso ma capita che una radice d’ulivo ad un certo momento del lavoro presenti caratteristiche tali da obbligarmi a cambiare la mia idea e a creare forme diverse.
Lavoro il ferro: lo pulisco e, dove serve, lo stucco. Recupero ad esempio vecchi fusti d’olio, li taglio a strisce con il flessibile, lavoro di scalpello e liscio con il dremel, effettuo saldature.
Lavoro con la cartapesta: realizzo una struttura interna con una rete, faccio macerare strisce di carta e le applico sulla struttura creando sculture molto robuste.
Mi piace anche dipingere affreschi sul cemento fresco, come ho fatto qui in paese.
Quali strumenti impieghi?
Nel mio laboratorio si trovano tutte le attrezzature da falegnameria. E qualcosa in più…
Che tipo di colori usi e come applichi la colorazione?
Uso soprattutto acrilici e polveri che diluisco nel bianco: acquisto i miei colori soprattutto nei negozi di laterizi.
Per alcune sculture in legno ho utilizzato colori speciali che ricreano l’effetto del rame; passandovi in seguito uno speciale acido si possono creare parti verde rame producendo quindi una finta ossidazione e lasciando altri punti rosso rame. L’effetto è molto particolare perché le sculture sembrano in metallo.
Amo anche dipingere gli affreschi sul cemento fresco, perché questo fa sì che i colori persistano. E’ così che ho realizzato l’affresco del sole e della luna in paese.
Come hai allestito il tuo laboratorio e il tuo spazio espositivo?
Ho avuto molta fortuna. Proprio vicino a casa ho trovato a piano terra il magazzino che è poi diventato il mio laboratorio. Qui ho trasferito i miei attrezzi. Era davvero indispensabile poter disporre di un simile spazio!
Per quanto riguarda la zona espositiva, ho trovato in paese un vecchio frantoio dismesso. Le opere sono esposte così in un contesto molto suggestivo.
Quali sono i momenti salienti della tua storia artistica?
Ricordo con grande piacere l’esposizione di due anni fa a Costarainera, sotto Natale, curata da un amico e dall’Associazione Culturale “Quelli del Geco”. La mostra portava il titolo “Il fuoco dentro…sulle orme del ‘Min”. In quell’occasione, oltre ad esporre numerose mie opere, realizzai per l’Associazione un geco inciso su lastra d’ardesia.
Colorai il geco e stesi un trasparente sul resto dell’ardesia, non prima di averne prodotto sulla superficie tagli che poi avevo scalpellato in modo da porre in risalto il geco e da creare un effetto sfaccettato, molto bello soprattutto la sera alla luce del lampione.
Alcuni miei pezzi sono anche attualmente esposti presso la Galleria d’Arte “La Mongolfiera” di Sanremo.
Di recente sono anche stato invitato a tenere una conferenza dalla presidentessa de La Compagnia dell’Olivo di Imperia. In quest’ occasione ho parlato pubblicamente del mio lavoro e ho proiettato diverse foto di mie opere finite e in lavorazione, come ad esempio “Il Suonatore”.
Quali progetti hai per il futuro della tua attività artistica?
Continuerò a sperimentare. Penso di dedicarmi alla ceramica perché mi affascina per la sua duttilità.
Mi piace l’idea di potere creare ciò che desidero.
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INSERITO IL: 12/03/2018
AGGIORNATO IL: 20/01/2019