CERAMICA RAKU

La ceramica raku è ottenuta con una particolare tecnica di seconda cottura dell’argilla che viene effettuata in un forno a gas; il pezzo viene estratto a caldo con speciali pinze, indossando protezioni contro l’elevato calore,  e viene quindi posto in un contenitore metallico contenente segatura, foglie o carta.
Il contatto provoca l’accensione di una fiamma che produce una riduzione di ossigeno con conseguente formazione di particolari lustri nella smaltatura e annerimento delle parti non colorate del biscotto.
Ovviamente ogni creazione raku in terra refrattaria o semirefrattaria deve essere preventivamente cotta una prima volta, in forno a gas o elettrico, a una temperatura che si aggira sui 1000°C.

Immagine di una Teiera raku vista intera

Una teiera raku realizzata da Terra Accesa

Origine e significato della ceramica raku

L’origine di questa tipica ceramica artistica viene fatta risalire al Giappone del XVI secolo ed è parte integrante di una delle più antiche tradizioni nipponiche: la cerimonia del tè.
Si tratta di una cerimonia particolare e complessa in cui la gestualità assume una valenza fondamentale, unitamente all’altro elemento centrale: le tazze in ceramica, prive di manico, dalla linea essenziale, con imboccatura più o meno aperta a seconda della stagione in cui vengono impiegate.

Il raku è quindi una tecnica di cottura, il cui nome deriva da quello di un’antica famiglia di ceramisti giapponesi; per questa ragione essa è nota con questo nome solo in Occidente mentre in Giappone sussiste come metodo veloce per effettuare la seconda cottura.
A questa tipologia di creazioni in Oriente viene attribuito grande valore, soprattutto se realizzate dalle più note famiglie di maestri vasai; come ci spiega l’artista Paolo Tartarini nella sua intervista si tratta di pezzi unici che raggiungono elevate quotazioni e che sono attentamente ricercate dagli estimatori.

Quali oggetti in ceramica raku?

Mentre la tradizione ceramica orientale (giapponese in particolare) prevede la creazione di oggetti strettamente legati alla cerimonia del tè (tazze, piccoli vassoi, teiere, etc) in Occidente la produzione si è presto allargata a tutti i tipi di creazioni. Non solo tazze, dunque, ma anche opere in modellato artistico, piccoli animali, vasi e tutto ciò che l’immaginazione può comprendere compresi bellissimi oggetti che vedono l’impiego di ceramica raku per gioielli artistici e artigianali.

Orecchini ceramica raku di Terra Accesa

Orecchini in ceramica raku di Terra Accesa

Il materiale utilizzato nella ceramica raku

Ma in cosa consiste praticamente la tecnica raku? Quali materiali vengono utilizzati sin dalla prima fase di realizzazione?

Per poter ottenere oggetti in ceramica raku è necessario utilizzare una tipologia di argilla differente da quella impiegata per le creazioni classiche e l’argilla impiegata è generalmente quella refrattaria o semirefrattaria.
La differenza tra questi tipi di terra è insita nella consistenza, nella quantità di pezzi di argilla già cotta inseriti al suo interno (valore di chamotte) e nel grado di ruvidezza finale dell’oggetto creato che permette di ottenere particolari creazioni quali portachiavi artigianali.

Normalmente è preferibile un semire bianco dal momento che, quale che sia la tipologia di colorazione successivamente effettuata, il risultato sarà decisamente migliore su un fondo chiaro.

Il tipo di cottura della ceramica raku

La cottura nel forno per la ceramica raku è davvero particolare e coinvolgente.
Una volta cotti una prima volta in un forno a gas o elettrico, successivamente smaltati e nuovamente cotti nel forno a gas alla temperatura di 960°C circa, gli oggetti artigianali vengono estratti incandescenti e sottoposti al processo di riduzione di cui abbiamo parlato in precedenza.

Lo shock termico, motivo per cui viene impiegato il semire anziché la terra da tornio, è la differenza principale tra la ceramica classica della tradizione italiana e il raku: la prima si lascia raffreddare nel forno mentre il secondo viene estratto a caldo.

Il fuoco produce una riduzione di ossigeno: le parti non smaltate in riduzione diventano nere o, se parzialmente a contatto con l’ossigeno, grigie; in ogni caso assumono una colorazione rustica e calda.

Le parti smaltate con ossidi metallici, fritte alcaline e smalti formano lustri nelle parti che più immediatamente si trovano a contatto con il fuoco e in generale presentano sfumature di colore e craquelure di grande effetto.

L’unicità del raku

Per quanto un abile ed esperto ceramista possa progettare un pezzo con determinate caratteristiche ed avvicinarsi nella realizzazione all’idea iniziale, l’imprevedibilità della tecnica raku fa sì che ogni qualvolta si estragga dalla segatura la creazione e la si passi sotto all’acqua non manchino mai le sorprese.

Questo fatto, unitamente alla lavorazione artigianale dell’argilla, rende visibilmente unica ogni creazione: ogni oggetto ha una sua storia, è irripetibile e acquisisce valore e bellezza proprio per questa ragione.

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