Intervista all’artista Fulvio Filidei

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Il pittore e ceramista Fulvio Filidei, nato a Savona nel 1951, si è dedicato alla ceramica nel proprio studio di Loano dal ’76 all’85. Alla “Personale” di Loano del 1985 sono seguite mostre in Italia e all’estero in gallerie pubbliche e private.
Negli anni ‘90 ha rivolto l’impegno alla lavorazione dell’ardesia con opere scultoree esposte in Italia e in Francia, conseguendo premi e riconoscimenti. Contemporaneamente ha curato i progetti e le sculture per le manifestazioni di Ventimiglia e di Sanremo.
Numerose le opere pubbliche dell’artista; tra queste, il pannello per il Palazzetto dello Sport di Loano, il monumento bronzeo a Nicola Calipari ad Arnasco, bassorilievi per le chiese imperiesi e la fontana bronzea a Loano. Vive a Civezza, in provincia di Imperia.

Ricordi in quale periodo della tua vita e in che modo è nato il tuo interesse per la ceramica e, in generale, per l’arte?

Non ricordo esattamente come tutto è iniziato. So che da bambino disegnavo continuamente: era il mio gioco preferito. Ero timido e introverso e passavo molto tempo da solo.
Avevo tanti materiali per esprimere la mia creatività perché mio papà lavorava in un colorificio e portava a casa colori e carte per disegnare. Modellavamo assieme con stucco da vetri o dipingevamo ad olio.
Mio padre, pur essendo autodidatta, era anche un buon maestro.
Ho avuto quindi la grande fortuna di essere incoraggiato ad esprimermi liberamente, ed è esattamente quello di cui ha bisogno un bambino, mentre troppo spesso ai piccoli sono imposti stereotipi che non sempre in seguito vengono superati.
Anche se sono nato a Savona vivevamo a Vado Ligure. Con mio padre visitavamo mostre di pittura e di scultura. Negli anni ‘50 a Vado Ligure c’era un certo fermento artistico. In città aveva vissuto e lavorato il grande Arturo Martini e la popolazione era interessata all’arte.
Si potevano vedere mostre di molti artisti della cerchia a Vado Ligure e Savona. Arturo Martini, scultore contemporaneo di origine trevigiana, si era trasferito in zona attirato dal felice periodo della ceramica albisolese e dalle fornaci di mattoni di Vado Ligure.

Immagine di Arturo Martini all'Accademia di Venezia

Arturo Martini all’Accademia di Venezia

Anche suo genero Roberto Bertagnin, scultore di buon livello, viveva a Vado. Sarebbe poi diventato mio insegnante di modellato al Liceo artistico di Savona. Ricordo anche la sua rivalità artistica con l’altra insegnante di modellato, Renata Cuneo, pure lei docente al liceo, e le due “fazioni” nelle quali si dividevano gli studenti: chi era per Renata Cuneo e chi, come me, per Roberto Bertagnin. Ma entrambi erano grandi artisti e ottimi maestri.
I miei interessi artistici sono stati precoci e a causa della vicinanza con Albisola la ceramica è diventata una delle tecniche più usate ma non l’unica.

A quale forma espressiva ti sei avvicinato inizialmente e, per quanto riguarda la ceramica, quale tecnica ha suscitato maggiormente il tuo interesse nei primi tempi?

Terminato il liceo artistico di Savona mi sono diplomato all’Accademia di Belle arti di Firenze nella sezione di scultura.
Pensavo che la scultura fosse più impegnativa da apprendere e che prevedesse tecniche più complesse.
La pittura però mi interessava moltissimo, specialmente la tecnica ad olio e la pittura con l’aerografo che era di moda negli anni ’70, nell’iperrealismo.
Alla fine degli studi (nei primi anni ’70), in attesa di partecipare ai concorsi per l’insegnamento, ho aperto a Loano un laboratorio di ceramica.
Quell’attività è durata 10 anni, dal 1975 al 1985, come un po’ tutte le fasi artistiche della mia vita.
Ho potuto affinare tecniche ceramiche di tipo artigianale ed impiegarle anche in opere anche più importanti. Nel lavoro quotidiano ho dovuto imparare l’uso del tornio per la ceramica da autodidatta ed è stata una vera folgorazione.

Immagine di un'oera di Fulvio Filidei, donna che si riposa

Fulvio Filidei, “Donna che si riposa”

Parliamo della tua formazione: a quali artisti senti di dovere qualcosa in termini di ispirazione? E a quali maestri riconosci di aver rappresentato per te un valido insegnamento?

Sono stato colpito inizialmente da Arturo Martini che considero uno dei maggiori scultori moderni. Le sue opere sono classicamente moderne. Ricche di poesia e notevoli per tecnica. Su questo artista ho preparato la tesi all’Accademia di Belle Arti.
Ai tempi dell’Accademia ero un ammiratore di Henry Moore e dei suoi monumentali bronzi esposti al Belvedere di Firenze.
In pittura amo molto Edward Hopper che ho scoperto negli anni ’80. Nel campo della ceramica ho ammirato le opere di Nino Caruso.

Hai memoria di qualche incontro importante con personalità artistiche di rilievo?

Il laboratorio di ceramica di Loano era un vero ritrovo di grandi artisti e di dilettanti. Inoltre in quegli anni nella vicina Boissano era attivo un centro artistico molto importante.
Fondato dalla gallerista svizzera Janneret (cugina del famosissimo architetto Le Corbusier ) e realizzato con la ristrutturazione effettuata a regola d’arte di un gruppo di antiche case, era un ambiente frequentato da molti artisti, tra i quali anche Andy Warhol.
Si trattava di un centro di sperimentazione internazionale che ospitava artisti, dava loro la possibilità di lavorare anche in loco e organizzava mostre: ho avuto la fortuna di trovarmi in contatto con quell’ambiente.
Il mio percorso artistico nelle gallerie con opere pittoriche e in ceramica mi ha dato poi la possibilità di frequentare numerosi artisti italiani e stranieri.
Anche il periodo dell’ardesia in valle Argentina, nell’entroterra di Arma di Taggia (anni ’90), ha prodotto conoscenze molto significative. Ricordo ad esempio la visita in cava di Giò Pomodoro.

Quanta parte ha rivestito nel tuo apprendimento e nello sviluppo delle tue sensibilità e capacità artistica la sperimentazione individuale e i tentativi da autodidatta?

Ho avuto una formazione artistica di base convenzionale (Liceo e Accademia ) con ottimi insegnanti (a Firenze Antonio Berti e Chissotti).
Ho avuto anche un forte interesse per altre tecniche che ho affrontato sperimentando da autodidatta: l’incisione calcografica, il tornio per la ceramica, la pittura con l’aerografo…
Le tecniche artistiche sono infinite e non si può apprenderle interamente in un regolare ciclo di studi.

Immagine di una donna che nuota, creazione in ceramica di Fulvio Filidei

Fulvio Filidei, “Donna che nuota”

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel corso della tua carriera sia a livello tecnico sia a livello di consenso delle persone?

Penso che ogni forma d’arte rappresenti una sfida, quindi una difficoltà. Solo un banale lavoro artigianale esprime abitudine e sicurezza.
Un artista deve cercare il limite tecnico (non per virtuosismo) e manifestare se stesso senza pudore.
Ogni opera in pittura, in scultura in ceramica mi esaurisce.
Ogni mostra in cui espongo i miei lavori mi riempie di ansia.
Il consenso del pubblico non può essere totale e per questo si deve credere davvero nel proprio lavoro. Questa è l’unica risorsa che dà forza per continuare.
Ricordo le difficoltà iniziali per accedere al circuito delle gallerie private quando essere un “pittore giovane“ non era il migliore biglietto da visita ma anche le difficoltà a prendere delle pause quando il meccanismo delle esposizioni era ormai avviato.

Ci sono momenti o episodi della tua carriera che ricordi con particolare piacere e altri che sono stati per te una delusione?

Come ogni vicenda della vita anche le esperienze artistiche sono arrivate in modo naturale. Ogni interesse è maturato da una vicenda precedente. Non sono state programmate.
Tutte le ricordo come una costante crescita.
Ci sono tecniche più congeniali ed altre meno adeguate.
Certamente offre tanta soddisfazione la lavorazione al tornio per la ceramica perché suggerisce in pochi attimi la potenza della creazione.
La ceramica, anche se considerata arte minore, è l’unica tecnica artistica che riunisce i quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco).

Se dovessi ripercorrere i momenti salienti della tua storia artistica, quali ricorderesti? 

Ovviamente ricordo particolarmente la prima personale di pittura nel 1985 a Loano e la personale a Montecarlo. E’ stato molto bello il periodo delle manifestazioni della Battaglia di fiori a Ventimiglia che mi ha coinvolto per oltre 10 anni.
Penso che la soddisfazione maggiore sia stata la commissione per la fontana in bronzo a Loano o il monumento sempre in bronzo a Calipari ad Arnasco, entrambe opere impegnative perché di grandi dimensioni.

Immagine di un carro della Battaglia di Ventimiglia, Pinocchio e Mangiafuoco

Battaglia dei Fiori di Ventimiglia, Pinocchio e Mangiafuoco

La fontana “Armonie Loanesi” rappresenta in primo piano, con la sua grande conchiglia, il mare della Liguria; sono poi visibili il paese di Loano, le colline ed infine le montagne.
Per realizzare quest’opera sono stati necessari numerosi disegni e modellini che ho creato dapprima in terracotta.
Successivamente ho prodotto un modello in polistirolo a grandezza naturale che ho potuto tagliare e modellare attraverso un attrezzo che ho costruito io stesso.
Ho poi ricoperto con il gesso il polistirolo, l’ho carteggiato e reso liscio.
Il modello è stato quindi trasportato a Torino e utilizzato per la realizzazione dell’opera in bronzo attraverso il colaggio negli stampi.

Immagine della fontana Armonie Loanesi di Fulvio Filidei

Fontana “Armonie Loanesi”, opera di Fulvio Filidei

Anche il monumento a Calipari ad Arnasco è stata un’opera piuttosto impegnativa.
Con i suoi tre metri di altezza è l’enorme copia di un fischietto africano utilizzato per scopi magici. Si è voluto così stabilire un legame con Felice Cascione, autore di “Fischia il vento” e cittadino di Arnasco.

Altri ricordi affiorano nella mia mente: partecipare a conferenze come quella sulla Pace presso l’Istituto Statale d’Arte di Imperia, a premiazioni o ad interviste radiofoniche o sui quotidiani sono sempre state esperienze importanti ed impegnative per il confronto con il pubblico e per riflettere a livello interiore.

Immagine della scultura realizzata da Fulvio Filidei a Arnasco dedicata a Nicola Calipari

Scultura dedicata a Nicola Calipari ad Arnasco

Sei stato anche insegnante presso l’Istituto d’Arte di Imperia. Racconta qualcosa del tuo lavoro, della scelta di lavorare nella scuola, dei problemi e delle soddisfazioni di questa attività, dell’interesse delle nuove generazioni nei confronti dell’espressione artistica. Ci sono stati tuoi alunni che hanno intrapreso e portato avanti attività artistiche?

La carriera di insegnante al Liceo Artistico mi ha dato tantissima soddisfazione. Partecipare ai concorsi e conseguire le abilitazioni mi ha arricchito e mi ha costretto ad approfondire i miei interessi.
Aver preso parte alla costituzione dell’Istituto Statale d’Arte di Imperia (oggi Liceo Artistico) mi rende orgoglioso per ciò che lascio alla città ora che sono in pensione.
Inoltre è bello sapere che tantissimi allievi sono attualmente impegnati nel campo artistico  nell’ambito del restauro, della fotografia, nel cinema, nella pittura, nella moda…
Penso ad esempio ad una ragazza che si occupa di scenografia e che lavora in film di Leonardo Pieraccioni o con Morgan Freeman, oppure ad un’altra che lavora con successo nel campo della grafica a Torino.
Con molti dei miei vecchi alunni conservo tuttora buonissimi rapporti.

Al di fuori della scuola proponi corsi specifici anche agli adulti? Se sì, quali? Se no, ti piacerebbe iniziare?

Per tantissimi anni ci sono stati corsi extracurricolari per allievi e per corsisti. Al momento mi dedico all’arte soprattutto a livello personale e forse in modo più libero.
Sul territorio ci sono molti ottimi insegnanti d’arte ma non tantissimi nel campo della ceramica. Per questa ragione io ho voluto dedicarmi soprattutto a questa tecnica, che conosco abbastanza bene; chissà se un domani non riparta qualche corso…

Immagine di un dipinto di Fulvio Filidei, albero

Fulvio Filidei, “Albero”

Al momento attuale trovi il tempo per coltivare ltue passioni? Riesci a dedicarti alla ceramica? A quale forma artistica o tecnica ti senti più vicino attualmente?

Dopo aver lasciato l’insegnamento a scuola impiego meno la tecnica della ceramica. Sono tornato a dedicarmi alla pittura ad acrilico e ad olio. Sto riprendendo temi che non avevo approfondito a dovere ed è piacevole lavorare senza l’assillo delle mostre in galleria e l’impegno delle personali.

Hai impiegato o impieghi trasversalmente ad altre arti la ceramica?

La ceramica rimane sempre un grande interesse. E’ di tendenza la scultura con materiali compositi. Ho fatto qualche esperienza unendo la tecnica scultorea sottrattiva dell’ardesia con il modellato ceramico e la sua  tecnica additiva per formare sculture dai materiali differenti.

Immagine di una scultura di Fulvio Filidei in ardesia e creta

Scultura di Fulvio Filidei in ardesia e creta

Rispetto a quando hai intrapreso la tua attività di ceramista, cosa è cambiato oggi nella percezione delle persone riguardo a questa forma d’arte, in Italia e all’estero?

La ceramica è una tecnica. Può essere impiegata per manufatti artigianali e anche per opere importanti. Oggigiorno sono interessato all’impiego della tecnica per scopi artistici anche se, come ho ricordato, ho condotto un laboratorio con produzioni più artigianali. La ceramica ha avuto cicli di interesse incostanti.
Basti pensare alla ricca fase della ceramica albisolese degli anni ‘60, quando tutti i grandi artisti operavano in quella zona, e ad una certa decadenza attuale.
Negli anni settanta ho potuto constatare un ottimo interesse per la ceramica artigianale. Ogni rivista presentava inserti sulla ceramica e in televisione si trasmettevano documentari. Ora pare essere meno presente questo argomento.
Ma come avviene per ogni moda anche questi manufatti torneranno alla ribalta, come meritano.

Quali consigli daresti a chi intraprende adesso l’attività di ceramista?

Penso che avviare un piccolo laboratorio di ceramica non sia economicamente molto impegnativo ma assai gratificante per soggetti creativi. Con la ceramica si possono produrre tanti manufatti di genere diverso, dalle collane agli oggetti decorativi, dalle stoviglie ai rivestimenti: si possono quindi cogliere tante opportunità.
Accogliere le richieste del pubblico pone sfide sempre nuove, permette ad un giovane di sostenere le spese e di apprendere al meglio la tecnica.
Da questo si può aspirare a opere sempre più prestigiose.

Leggi le altre interviste:

INSERITO IL: 01/03/2018
AGGIORNATO IL: 20/01/2019

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